Comune di Gualtieri Sicaminò
Comune di Gualtieri Sicaminò
In una splendida vallata tra le colline dell'entroterra del golfo di Milazzo si trova il paese di Gualtieri Sicaminò, immerso nel verde degli uliveti e degli aranceti. Il Comune, che annovera 2.000 abitanti, è costituito da un centro cittadino e da due frazioni: Soccorso e Sicaminò.
Il torrente Gualtieri, che nasce dai Peloritani, attraversa il paese separando l'abitato in due zone collegate tra loro da quattro ponti, tra cui spicca per magnificenza e valore artistico il plurisecolare "Ponte Vecchio". Le attività economiche principali del paese sono state sempre legate all'agricoltura; tutt'oggi assumono particolare rilevanza nelle attività produttive l'agrumicoltura e la coltura della vite e dell'ulivo. Il clima mite ed umido garantisce, soprattutto nei mesi estivi, un pò di refrigerio ai sempre più numerosi visitatori.
Molte sono infatti le attrattive che il paese offre ai turisti: numerosi punti di ritrovo tra i quali Piazza Duomo, i Viali alberati della Piazza IV Novembre, il Parco Urbano ecc; suggestivi punti panoramici come la "Facciata" di Gualtieri o "Gesù e Maria" di Soccorso.
Le origini del Comune
Fino al 1793 Sicaminò fu un feudo disabitato. Solo in quell'anno, infatti, il barone Bartolomeo Avarna ottenne da Ferdinando I di Borbone la “licentia populandi”. Nel 1798 si contavano già 205 abitanti. Il più antico documento su Gualtieri è il privilegio col quale Federico II di Svevia, nel 1212 trovandosi a Spira (in Germania), conferma al milite Guglielmo Marino il possesso del feudo, già tenuto dal nonno Marino Marino. Per diversi secoli il feudo rimarrà in possesso di questa nobile famiglia.
Il 30 marzo 1625, per concessione di Filippo IV, Domenico Marino acquisisce il titolo di “duca di Gualtieri”. Nel 1649, in seguito alle nozze di Elisabetta Marino con Domenico Graffeo, principe di Partanna, il feudo passa a quest'ultima famiglia. Il 16 dicembre 1800 la ducea di Gualtieri viene acquistata da Bartolomeo Avarna, barone di Sicaminò. Ma i due territori, pur riuniti nella persona dello stesso feudatario, continueranno ad amministrarsi separatamente. Sarà il duca Carlo Avarna, Primo Ministro del Regno delle Due Sicilie, a condurre in porto nel 1835 l'unificazione dei due Comuni. Probabilmente il territorio del casale in passato si estendeva fino alla spiaggia del mar Tirreno, perché il Camilliani attesta che nel 1584 Gualtieri mandava un uomo a cavallo per sorvegliare, nelle ore notturne del periodo estivo, un tratto del litorale di Giammoro..
Dal punto di vista ecclesiastico, Gualtieri ha fatto parte della Prelatura di Santa Lucia, fatta eccezione per il periodo 1650-1750, durante il quale giurisdizione venne esercitata dagli arcivescovi di Messina. È probabile che il provvedimento di natura religiosa abbia avuto anche conseguenze "civili", perché nei censimenti anteriori al 1806 la popolazione di Gualtieri viene conteggiata fra quella dei "casali" di Messina. Il terzo insediamento, quello di Soccorso, ha anch'esso origini molto antiche. Fino al 1845 era costituito da due distinti villaggi, Soccorso Gaedera (o Gaedara) e Soccorso Cròpani, unificati per decreto di Ferdinando II di Borbone e assegnati al Comune di Gualtieri Sicaminò.
II nome del casale Gaedera è citato in un documento del 1195 col quale Enrico VI di Svevia conferma al monastero cistercense di Roccamatore (Tremestieri) la donazione dei tre feudi di Campo Caggeggi e Paparcudi fatta da Bartolomeo de Lucy, conte di Paternò. Tutt'oggi la zona di Soccorso corrispondente all'antico casale di Gaedera viene indicata col nome di Casale Vecchio. La parrocchia di Santa Maria dell'Itria di Gaedera, istituita nel 1600, aveva giurisdizione spirituale su un territorio vastissimo che comprendeva i feudi di Sicaminò, Campo Caggeggi, Paparcudi, Camastrà, Cattafi e Pace. Sul territorio di Cròpani, invece, unica notizia in nostro possesso è quella tramandataci dal Barberi che cita una donazione fatta nel 1396 dal re Martino e dalla regina Maria a favore di Ludovico d'Aragona, allora Maestro Razionale del Regno.
La chiesa intitolata a Santa Maria del Soccorso esisteva già nel 1560. Ma fu solo nel 1632 che monsignor Vincenzo Firmatura, abate di S. Lucia, elesse la Madonna del Soccorso a santa patrona del casale, fissandone la festa al 22 di agosto. Nel 1650, cosi come avvenne per Gualtieri, anche Soccorso passò per un secolo (fino al 1750) dalla giurisdizione ecclesiastica della Prelatura di Santa Lucia del Mela a quella dell'Arcidiocesi di Messina.
Beni culturali
Tra i beni architettonici e artistici del Comune di possono annoverare il "Ponte Vecchio" (probabilmente del XV secolo), la Chiesa Annunziata (XIV secolo), la Chiesa Assunta (XV secolo). Nella Chiesa Madre, dedicata al Santo Patrono San Nicola di Bari, è possibile ammirare un bellissimo coro ligneo del '700, un Crocifisso ligneo del XV - XVI secolo attribuito alla Bottega del Pilli, l'Altare Maggiore indorato dai Doddis nel 1903, una statua marmorea raffigurante Santa Caterina d'Alessandria attribuita alla Scuola del Gagini.
Nella frazione Soccorso è possibile visitare la Chiesa Madre (dedicata alla Madonna del Soccorso) del XVI secolo; al suo interno sono da ammirare una tavola del XVI secolo (La Madonna del Soccorso) attribuita a Domenico Cardillo, una tela di Andrea Jannelli (Salita al Calvario) del 1622, il Pulpito seicentesco in legno dorato. Il vero orgoglio per tutti i gualtieresi sono le Cascate Cataolo, luogo di ineguagliabile bellezza naturalistica, irrinunciabile meta per gli amanti delle escursioni. Le Cascate Cataolo si trovano nella frazione di Sicaminò, incantevole borgo medievale un tempo dimora dei Duchi Avarna, ormai quasi interamente disabitato.
Qui i visitatori possono ammirare il Palazzo Baronale degli Avarna del XIX sec., rimaneggiato in stile neogotico agli inizi del '900, la Cappella Baronale di fine '800 e naturalmente respirare l'aria incantata del Borgo, in cui ogni tegola scalfita, ogni muro diroccato, ogni scalino inutilizzato è lì a testimoniare i fasti di un glorioso passato e la bellezza di un tempo ormai andato. territorio compreso dentro gli odierni confini comunali corrisponde agli antichi feudi di Gualtieri (o Guateri) e di Sicaminò, che per tanti secoli hanno avuto vita separata. La loro unificazione amministrativa data dal 1° gennaio 1836 (R.D. 20.7.1835, n. 2888).
La più antica notizia del "casale" di Sicaminò (termine greco che significa "gelso") risale all'anno 1100, quando la chiesa di S.Nicola di Sicaminò venne donata dal conte Ruggero I all'abbazia basiliana di Santa Maria di Mandanici. L'appartenenza ai monaci di rito bizantino è confermata dalla colletta eseguita negli anni 1308-1310, allorché la chiesa era gestita da un cappellano "greco" di nome Domenico. Il documento più importante su questo casale è senza dubbio il privilegio col quale, nel 1125, Ruggero II d'Altavilla ne concesse il possesso al milite Gualtiero Gavarretta.
Nel 1271 il feudo appartiene a Giovanni Sicaminò, discendente di Gavarretta. Successivamente, in conseguenza di matrimoni, la baronia passa alle famiglie Faraci (1453) e Stagno (1576). Infine, nel 1756, essa diventa possesso degli Avarna. Francesco Avarna, nel 1769, riedificò l'antica chiesetta che nel frattempo era andata distrutta. Nel 1792, il figlio Bartolomeo la fece elevare a parrocchia e la tolse alla giurisdizione della Prelatura di Santa Lucia, assegnandola all'Arcidiocesi di Messina.
Oggi la chiesa dipende dalla parrocchia di Condrò, piccolo centro col quale esistevano in passato legami molto stretti. Già nel 1436, infatti, Giovanni Bonfiglio, barone di Condro, otteneva la concessione di una salina a Sicaminò e intorno al 1520 i condronesi erano soliti raccogliere la legna nel bosco di quel feudo. Molti beni architettonici del passato, resi inagibili dal tempo e dalle varie calamità, sono stati abbattuti per far luogo a nuove costruzioni. È quello che è accaduto, nel rione Càrmine, al cinquecentesco Convento dei Carmelitani (presenti a Guaitieri dal 1582 al 1866) e all'antichissima chiesa dell'Itria.
Altre costruzioni sono ridotte ormai a ruderi, come la chiesa dell'Annunziata (XIV sec.), nei pressi del Ponte Vecchio, distrutta nel 1880 da una piena del torrente. Gualtieri (nella parte absidale sono ancora visibili tracce di affreschi), e le antiche chiese dell'Itria e di Sant'Antonio da Padova nella frazione Soccorso. Altre chiese, pur essendo ancora agibili, restano chiuse per la maggior parte dell'anno. È il caso della chiesa di San Giuseppe in via San Cataldo e della chiesa della Misericordia nell'omonimo rione (dove sono ancora presenti, tra l'altro, una statuetta della Madonna Bambina e le tele della Madonna della Misericordia, di Sant'Antonio Abate, Sant'Antonio da Padova e dell'Ecce Homo). La Chiesa dell’Assunta (XV secolo) è attualmente in corso di restauro. Unici edefici religiosi aperti al culto tutto l’anno sono la Chiesa Madre di Gualtieri Centro e quella di Soccorso .
La prima, dedicata al patrono San Nicola di Bari e risalente al XVI secolo, sorge sulla piazza centrale del paese, proprio di fronte al nuovo Municipio (1957). Al suo interno, suddiviso in tre navate, si conservano diverse tele di discreto valore artistico risalenti al XVII e al XVIII secolo, un crocifisso in legno (secc. XV – XVI, attribuito alla bottega dei Pilli), un bellissimo coro ligneo del '700, diverse opere in legno intagliato, fra le quali spiccano il pulpito e l’altare maggiore (quest’ultimo indorato dai Doddis nel 1903). Due preziosi paliotti in seta artisticamente ricamati venivano utilizzati fino a qualche anno fa per adornare, nelle occasioni particolarmente solenni, la fronte dell’altare maggiore. Alla scuola del Gagini viene attribuita una statua marmoreadi Santa Caterina d'Alessandria.
II tempio custodisce inoltre quattro pregevoli statue lignee del '600 che rappresentano S. Nicola di Bari, San Liberante, San Filippo d'Agira e l’Addolorata. Molto più recenti sono le statue in cartapesta dell' Immacolata (1896) e del Sacro Cuore di Gesù (1928). Nella cappella del Crocifisso recentemente sono venuti alla luce alcuni affreschi. In piazza IV Novembre, all'interno della graziosa Villa Comunale, sorge il Monumento ai Caduti, realizzato da Domenico Borgia nel laboratorio "Pietrasanta" di New York nel 1924.
La lapide recante i nomi dei caduti della Grande Guerra, originariamente applicata alla facciata della Chiesa Madre, e quella dei caduti del secondo conflitto mondiale sono state collocate nel sito attuale nel 1960. In piazza Carmine, il vecchio palazzo municipale (1921) ospita oggi la biblioteca comunale, la locale Sezione dell'Ufficio di Collocamento e la sede della banda musicale cittadina, costituita prima del 1890. Nella frazione Soccorso posta su un'altura a 210 m s.m.l., s'innalza l'edificio della Chiesa Madre (sec. XVI) dedicata alla Madonna del Soccorso.
Al suo interno, adornato da artistiche decorazioni, sono da ammirare: una tavola della "Madonna del Soccorso" attribuita a Domenico Cardillo (sec XVI), una tela di Andrea Jannelli raffigurante la "Salita al Calvario" (1622), l'altare maggiore (1729) e il pulpito seicentesco, entrambi in legno dorato, una tela della Madonna dell'Itria, proveniente dall'omonima chiesa, e tanti altri tesori d'arte che meriterebbero l'inserimento in un circuito di fruizione culturale.
Nelle grandi occasioni l'altare maggiore viene addobbato con un prezioso paliotto in lamina d'argento. L'originaria volta della chiesa, con artistici affreschi, è crollata negli anni '50. Quella attuale è rivestita da semplici intonaci. A Sicaminò (287 m s.l.m.), dove si respira ancora la magica atmosfera incantata dell'antico borgo medievale e che i gualtieresi chiamano "u feu" (il feudo), il visitatore può ammirare il palazzo baronale degli Avarna (XIX sec.), rimaneggiato in stile neogotico agli inizi del '900 e parzialmente danneggiato da un incendio sviluppatesi il 23 gennaio 1981.
La cappella baronale, edificata nel 1896, viene aperta solo ad anni alterni, per la festa della Madonna delle Grazie. Sarebbe auspicabile una rivalutazione delle caratteristiche abitazioni coloniche, oggi abbandonate, e delle strutture agricole esistenti, per dare al borgo una destinazione agrituristica.
Tradizioni
Festa San Nicola di Bari: L’elemento che accomuna tutti i gualtieresi, in qualsiasi parte del mondo essi si trovino, è l’indiscussa, viscerale, incondizionata fede verso il loro Patrono, San Nicola di bari. Nessuno sa come sia nato questo profondo legame con il loro Santo. È una devozione che non ha eguali, ormai insita nella loro natura. La grandezza, la magnificenza della festa in suo onore (divenuta famosa in tutta la Sicilia per la spettacolarità dei giochi d’artificio) è proporzionale a questa fede. Così solo si giustifica l’interesse che i gualtieresi nutrono per la loro festa patronale, che si tiene ogni anno nell’ultima domenica di Agosto. Una festa che non può essere paragonata a nessun'altra, considerando il fatto che Gualtieri è un paese con meno di 2.000 abitanti.
I fuochi d’artificio non sono altro che espressione di questa grande devozione. Tutto viene fatto in onore del Santo: i faticosi preparativi della “Commissione Centrale” (a cui è affidata l’intera organizzazione) e di quelle rionali (San Nicola, Misericordia, Piano Molino, varmine, Basso) la scelta dei fuochisti, gli sforzi economici dei cittadini, dei devoti, degli emigranti, la presenza massiccia delle Confraternite (Sacro Cuore di Gesù, Figlie di maria, San Nicola di Bari), tutti, questi, ingranaggi di un meccanismo perfetto collaudato dai secoli. Questo è l’unico modo che abbiamo trovato per spiegare “La Festa” a chi non l’ha mai vista, per spiegare i brividi nel vedere il Santo passare a stento tra i vicoli di “Misericordia”, o le lacrime quando sul “Ponte Vecchio”, Solo, davanti a migliaia di silenziosi fedeli, ci sovrasta e ci protegge.
Se mai spiegazione può esserci. l culto per questo santo taumaturgo sembra essere stato introdotto in Sicilia dai monaci basiliani in epoca prenormanna. La processione del suo simulacro è documentata a Gualtieri già nel 1620, anno in cui mons. Antonio Franco, Prelato di S. Lucia, dettò nuove disposizioni per il suo svolgimento. È probabile, quindi, che a quell’epoca fosse già costituita la Confraternita di “S. Nicola di Bari”, tuttora esistente. La statua della Madonna viene portata in spalla per le vie del piccolo Paese da generazioni in generazioni da i più giovani, ragazzi figli di emigranti che ogni anno vengono richiamati dalla grande festa, vengono inseriti sotto la Vara con quelli più esperti. Il Paese di Soccorso che nei mesi invernali non conta più di 250 anime, nei mesi estivi in particolare in coincidenza con i sette sabati della Madonna, supera i 500 e tutti partecipano per la buona riuscita della Festa della Madonna. San Nicola di Bari viene festeggiato a Gualtieri anche nel giorno proprio della sua festa, il 6 Dicembre.
È doveroso ricordare come l'animo devoto a San Nicola si prepara a questa secolare ricorrenza. A partire dai 9 giorni che precedono la festa, si celebrano delle messe serali (un tempo si effettuavano alle 5 del mattino) le "novene", durante le quali oltre alle preghiere si inneggiano canti e lodi conosciuti e tramandati da padre in figlio. Nelle ultime tre sere (3, 4 e 5 dicembre) alla fine delle consacrazioni religiose, è consuetudine per i gualtieresi di qualsiasi età riunirsi in gruppi e girare per le vie del paese cantando l'inno "Viva Viva Santa Nicola" per poi bussare alle porte delle persone e chiedere loro delle offerte (... fichi e nuciddi ...).
Nel giorno della festa, il 6 Dicembre, Gualtieri si anima per la tradizionale Nocciolata nel corso della quale oltre mille chili di nocciole vengono gettate su una folla festante dai balconi prospicienti sulla Piazza Duomo. È questa una tradizione secolare che tutt'oggi viene mantenuta integra ed un ulteriore espressione della grande devozione che ogni gualtierese porta dentro il suo cuore nei confronti del Santo Patrono.
Nessuna tradizione potrebbe infatti durare cosi attraverso i secoli, se non fosse il sentimento che la anima a rinnovarsi nei cuori di generazione in generazione. E la fede per questo grande Santo, è il sentimento più grande del popolo gualtierese. La Sagra dell'Arancia nasce, circa 20 anni fa, su iniziativa del circolo MCL di Gualtieri Sicaminò. Dopo qualche edizione il testimone è passato al circolo culturale Argus che ha tasformato la manifestazione in una vera e propria passerella per artisti ed artigiani locali che liberante espongono le loro opere negli stand appositamente allestiti. Il programma della Sagra propone, oltre alla trazionale degustazione di dolci a base di arancia, spettacoli musicali e folkloristici. Si svolge la terza domenica di maggio.