Comune di Pace del Mela

Comune di Pace del Mela

 

Pace del Mela è un comune di 6.072 abitanti che dista circa 35 km da Messina. Il comune è stato inserito nell'area "ad elevata potenzialità turistica da sviluppare in relazione alla presenza di attrattori ambientali e culturali” con decreto del 30 ottobre 2001 dell'assessorato regionale del turismo, delle comunicazioni e dei trasporti. Il territorio è diviso in frazioni e contrade: la più grande è Giammoro vero e proprio centro commerciale del comune; contrada Gabbia, zona industriale del comune che si affaccia sul mare; contrada Camastrà; contrada Catenella; contrada Torrecampagna; contrada Malapezza; e contrada Mandravecchia.

La maggior parte della popolazione è suddivisa tra Pace del Mela e Giammoro. L'abitato di Pace del Mela si adagia su una dorsale che dalle pendici del Serro Finata (un'altura rocciosa e solitaria) declina verso la vallata di Giammoro. Ha un'altitudine di 130 metri s. m. e dista 2,5 km. dalla statale 113, fiancheggiata dalla moderna autostrada Palermo- Messina. Alle sue spalle si estende la catena montuosa dei Peloritani, a sinistra si scorge proteso sul mare, lo sperone di Tindari, di fronte la penisoletta di Milazzo, le Eolie, e la fascia costiera verso Capo Faro.

Il centro di Pace del Mela si distingue in Pace Superiore(151m.) e Pace inferiore(114m.), in passato in accanito antagonismo, in quanto il quartiere alto ostentava un'antica nobiltà, e quello basso, un maggior benessere economico. Al territorio del comune di Pace del Mela, almeno nella sua parte collinare, è stato sempre riconosciuto un ruolo primario nell’offerta turistica della Provincia di Messina rivolta al segmento di turismo alternativo e parallelo ai riconosciuti centri internazionali di attrazione quali isole Eolie, Capo d’Orlando o, nel versante opposto, Taormina e Giardini Naxos. Ciò grazie ad un territorio che testimonia di antichissime origini risalenti all’antico feudo di Trinisi della famiglia Bonifacio Il nome di Pace, infatti, si fa risalire alla presa in possesso del comprensorio da parte dei Benedettini il cui ordine monastico ha come stemma il monogramma Pax.

Le origini del Comune

Pace del Mela è un Comune giovane. Conquistò la sua autonomia il 18 luglio 1926, in attuazione della legge, 14 aprile 1921 n. 498. L'elevazione a Comune per Pace del Mela, rappresentò una vera conquista, perché permise un sorprendente sviluppo in ogni campo: edilizio, industriale e commerciale. Nel corso del tempo, vennero erette svariate opere pubbliche: l'edificio scolastico delle elementari di Pace centro, la scuola materna di Pace centro e di Giammoro, la sede Municipale, la rete interna ed esterna dell'acquedotto civico, il mattatoio comunale, gli impianti sportivi, la scuola media statale, etc.

Il territorio del Comune, coincide in gran parte con l'antico feudo di Trinisi, ed ha un'estensione di ha 1210. Andando più indietro nel tempo, alcuni ritrovamenti archeologici lasciano intravedere un passato che affonda le sue radici nel periodo classico. Interessante e suggestiva è la tesi avanzata dallo storico Padre Giovanni Parisi che colloca nel territorio di Pace del Mela, l'antico Nauloco, il vasto bacino navale di fronte al quale il 36 A.C. ebbe luogo lo scontro tra le flotte di Cesare Ottaviano e di Sesto Pompeo. Tuttavia questa ipotesi non è stata pienamente accettata da alcuni studiosi(vedi ad esempio il noto archeologo Claudio Saporetti).

Quando nel 1388 i Benedettini entrarono in possesso del feudo di Trinisi, questa era una delle zone più depresse e malsane della Piana di Milazzo. Non conosciamo, in quanto manca la documentazione contabile, ciò che i Benedettini fecero nei primi tre secoli del loro possesso, ma lo si può intuire dalle dispendiose opere di bonifica e di risanamento delle contrade paludose, che essi compirono negli ultimi due secoli della loro gestione e di cui ci sono giunti poderosi e minuziosi libri di amministrazione. L'economia della zona era basata principalmente sull'agricoltura e sulla pastorizia. Vi era anche una fiorente industria del baco da seta. Si coltivava anche la vite, l'ulivo e gli agrumi. Si allevavano pecore e capre.

Nella zona paludosa del "Pantano" coperta in gran parte da canneti, si coltivava il lino e la canapa, la cui fibra macerata in vasche, battuta e filata dava lavoro ai cordari e alle tessitrici. Con i cascami del lino si riempivano materassi, mentre la lana era riservata ai più agiati. Gli scambi commerciali con i vicini centri urbani di Milazzo e Messina erano pressochè inesistenti perché fino ai primi decenni del secolo scorso non esistevano che mulattiere per le comunicazioni. Solo nel 1837 iniziò la realizzazione della strada provinciale Messina-Palermo, diventata poi nazionale, per collegare al capoluogo tramite corriere a cavallo, i vari centri della fascia costiera (solo nel 1926 Pace ottenne un servizio di autocorriere).

Le comunicazioni con Milazzo avvenivano tramite la scorciatoia di Malapezza, perché la mulattiera che collegava Giammoro a Pace era troppo ripida e malsicura, infestata spesso da malviventi. Sempre per mancanza di strade rotabili il carico via mare delle merci, anziché al porto di Milazzo veniva avviato con carri trainati da buoi lungo il letto del torrente Muto. La linea ferroviaria Messina-Palermo fu completata intorno al 1889. Attualmente, l'abitato di Pace del Mela, è caratterizzato da fabbricati di nuova costruzione, strade comode ed ampie strutture pubbliche d'avanguardia. La popolazione che è di circa 6000 abitanti è distribuita in massima parte tra Pace e la frazione di Giammoro, sede quest'utima di numerosi esercizi commerciali, di studi professionali. e di un polo industriale di discrete dimensioni. A questo proposito negli ultimi anni si è passati da un'economia prevalentemente agricola,(coltivazione dell'ulivo, della vite, degli agrumi) ad un'economia basata sul terziario e sull'industria.

Beni culturali

Una storia così ricca e importante ha determinato la presenza nel centro abitato di testimonianze artistiche interessanti come Palazzo Pugliatti che, sebbene trasformato, conserva ancora le caratteristiche e strutture monastiche oltre a tratti di muro della vecchia torre. Oltre a Palazzo Pugliatti sono ben conservate la chiesa della Visitazione (1763), l’antica fontana del Cavalluccio marino (XVIII sec.) e Palazzo Caprì, sede della Biblioteca Comunale.

Altre strutture collegabili alla presenza dei Benedettini sono il “baglio” e il complesso rurale delle “case monaci”. Oltre ad una sviluppata attività agricola, fu molto fiorente l’industria dei laterizi testimoniata dalla presenza di diversi stabilimenti dismessi che rappresentano unici esempi di archeologia industriale qual è l’opificio Presto. Le più antiche strutture architettoniche esistenti sono ubicate a Camastrà (il vetusto palazzo baronale dei Gordone, ristrutturato nel 1706 ed oggi ormai cadente, e la chiesetta della Madonna dell'Abbondanza, costruita nel 1720 ed ancora adibita a luogo di culto).

Più numerose, ovviamente, sono le testimonianze della lunga presenza benedettina, a cominciare dalla Chiesa Parrocchiale di Santa Maria della Visitazione (1763), al cui interno sono custodite diverse tele di autori ignoti della seconda metà del Settecento. Nella sacrestia si possono ammirare due dipinti, anch'essi databili alla seconda metà del XVIII secolo. Il primo costituisce l'unico ritratto su tela esistente dell'arcivescovo di Messina monsignor Gabriele Maria Di Blasi (1712-1767), l'altro raffigura il priore benedettino Don Giacomo Crisafi, cellerario e decano del Monastero di S. Placido Calonerò all'epoca della costruzione della chiesa stessa. Fanno da corona all'edificio sacro il Palazzo Pugliatti, antico cenobio dei frati Cassinesi, l'artistica fontana ottagonale del Cavalluccio marino (XVIII sec.) che adorna la parte più elevata della Piazza Visitazione ed il Palazzo Caprì, oggi sede della Biblioteca Comunale, il cui patrimonio librario ammonta ad oltre 5000 volumi.

Altre strutture collegate alla presenza benedettina sono il vecchio complesso rurale denominato "Case Monaci", al confine con Soccorso ed il caratteristico "Baglio" (dietro il Municipio), vasto cortile rettangolare, un tempo circondato da magazzini, frantoi e palmenti, punto di riferimento di tutta l'attività agricola del "feudo". Appartengono agli ultimi decenni dell'Ottocento alcuni palazzi signorili, ancora discretamente conservati: il Palazzo Lo Sciotto, nei pressi della Piazza Municipio; i due villini delle famiglie Certo e Crimi, in stile Liberty, sulla via Statale a Giammoro; la Villa Sturiale in contrada Catenella.

Degli inizi del '900 sono altri due edifici sacri: la Chiesa del Redentore a Pace Centro e la vecchia Chiesa Parrocchiale della Madonna del Rosario a Giammoro In passato il territorio comunale era disseminato di strutture legate alle attività agricole degli abitanti: frantoi, palmenti, mulini ad acqua, "senie" (norie). Oggi rimangono soltanto poche tracce qua e là: una masseria in contrada Liparano, una "senia" e un mulino in contrada Laino, la "Villa Lo Sciotto" in contrada Don Gaspano. Conserva ancora la sua originale conformazione il caratteristico "borgo" di Finata II, gruppetto di case tipicamente agricole, adagiato alla base del Serro Finata. All'industria dei laterizi, un tempo fiorente, è legata la presenza di diversi stabilimenti dismessi, tra i quali va segnalato l'opificio Presto, in contrada Catenella, raro esempio di fornace tipo Hoffmann.

Di quando in quando, nel corso di sbancamenti, affiorano dal terreno testimonianze più antiche che fanno pensare ad insediamenti di epoca greco-romana: l'esempio più tangibile è rappresentato da un serbatoio idrico di forma rettangolare, in contrada Don Gaspano, databile al I sec. a.C. Non rimane più alcuna traccia della chiesa di S. Pietro di Drìsino nè di quelle di S. Maria e di S. Nicola. Doveva, comunque, trattarsi di chiesuole adibite alle occasionali necessità di culto dei possessori del feudo che normalmente risiedevano a Messina.

Attività ed interventi culturali

Un attento governo del territorio ha consentito negli ultimi decenni di attrarre e agganciare una presenza turistica sempre più ricca e qualificata che si avvicinava al comprensorio in maniera spontanea per le peculiarità prima descritte.

L’Amministrazione, pianificando iniziative lungimiranti nell’ottica di una sempre migliore offerta turistica, ha col tempo avviato iniziative ormai consolidate che fanno da spalla alle attrazioni storicamente e naturalmente presenti sul territorio. Un appuntamento divenuto ormai tradizionale è la “collettiva di pittura” che si svolge nel mese di luglio in piazza SS. Maria delle Visitazione dove ha sede la fontana del Cavalluccio marino.

Presso la biblioteca comunale hanno luogo varie iniziative e convegni oltre alla collezione delle copie di 1500 pergamene del Tabulario del Monastero di S. M. Maria Maddalena. Il polo culturale del comune di Pace del Mela ha sede nell’Auditorium comunale ove si svolge la prestigiosa Rassegna Teatrale del Mela che ogni anno richiama migliaia di spettatori anche oltre i confini della provincia di Messina.

Questa ormai fondamentale struttura, di cui gode l’intera collettività, è diventata riferimento culturale di tutto il comprensorio in quanto in essa si svolge un’intensa attività teatrale che prevede l’allestimento annuale di stagioni in abbonamento.

La stagione teatrale di prosa del comune di Pace del Mela costituisce un’offerta ormai radicata sul territorio che cattura il bisogno di eventi culturali da parte della popolazione di un comprensorio ben più ampio del comune di Pace e dei suoi confinanti, proprio grazie all’unicità di tale offerta. Da annoverare tra i beni culturali il Palazzo Caprì sede della Biblioteca Comunale “Salvatore Pugliatti” risalente al 1775. Il sito nel quale “il Palazzo Caprì” venne eretto ha un’altitudine di m. 161s.l.m. e dista poco più di 2,5 Km dalla Statale 113. La sua realizzazione fu affidata ai migliori artisti ed ai più quotati Maestri del circondario e del Capoluogo Messina. Fu sempre un punto di riferimento per la cultura, l’arte e la politica. Nei primi anni del novecento un incendio, per fortuna di modeste dimensioni, rovinò parzialmente gli infissi in legno pregiatissimo e gli affreschi. Nel volgere di pochi anni l’edificio fu fatto restaurare da validi Maestri (Cardella e Ciappina).

Rimesso a nuovo il Palazzo fu ceduto al Comune di Pace del Mela in locazione per adibirlo ad edificio scolastico ed ad Ufficio di Conciliazione. Per un periodo fu sede del Consorzio Intercomunale Socio- Sanitario e dell’Accademia Popolare di arti e Mestieri. Palazzo Caprì da dopoguerra fino al 196 fu sede delle riunioni del Consiglio Comunale che con atto n. 211/65 deliberò che il Palazzo sarebbe diventato sede della Biblioteca Comunale centro di lettura, Cineforum. Il Comune di Pace del Mela acquistò definitivamente l’immobile nel 1986.

La Soprintendenza ai Beni Architettonici con Decreto n. 43 del 18.01.1986 dichiarò l’edificio di particolare interesse storico artistico e lo sottopose al vincolo di cui alla Legge 01.06.1939 n. 1089. Nell’anno 1991 con atto n. 23 il Consiglio Comunale approvò il Regolamento per la Biblioteca Comunale. Da quel momento, pertanto, la biblioteca comunale assunse il compito di essere un centro propulsore e promotore di iniziative e manifestazioni culturali.